Esercizi di scrittura (2020)
Sul ripiano di un mobile, un altarino: dei fiori, un ramo secco di ulivo, un rotolino di carta da calcolatrice, un paio di occhiali ed una fotografia.
Dall’altro lato del ripiano faceva bella mostra di sé una macchina per scrivere sulla quale mio nonno, nella fotografia, armeggiava per ripararla.
La curiosità ha innescato questa ricerca, per la quale la precisa ed illuminante distinzione che Remo Bodei fa tra “cosa” e “oggetto” si è rivelata fondamentale per lo sviluppo di molte riflessioni utili per cogliere l’essenza del manufatto culturale scelto.
Cosa deriva dal latino causa e sottintende una situazione in cui siamo implicati e che riteniamo importante tanto da mobilitarci per essa; oggetto, dal latino objectum, viene considerato come un ostacolo, un qualcosa che si oppone al soggetto e che non si presta facilmente alla scoperta se non dopo aver superato una fase di dubbio.
Avere davanti “l’oggetto” senza alcuna intermediazione derivante da conoscenze personali può dare una iniziale sensazione di disagio, attenuata dalla curiosità che induce allo studio dei suoi componenti e del loro funzionamento.
Ho voluto sperimentarne l’uso accantonando temporaneamente i dispositivi di videoscrittura in favore di un mezzo obsoleto.
Ciò significa volersi calare in un tempo antico ma non lontano, misurarsi con una diversa ritualità e scoprire le sensazioni di una scrittura concreta, vissuta, che si compone sotto il nostro sguardo. Scrivere a macchina implica, oggi, un coinvolgimento che va al di là del semplice gesto. Evoca delle pratiche antiche che hanno del poetico, espone a delle esperienze sensoriali che meritano di essere raccontate.
La risoluzione di una serie di esercizi consegnati a quattro membri di diverse età della mia famiglia ha dato luogo ad Esercizi di scrittura, che diventa, dunque, una raccolta di sperimentazioni visuali realizzate con la macchina per scrivere.
Supervisione di Luca Capuano
ENG
On the shelf of a piece of furniture was a shrine: flowers, a dried olive branch, a roll of calculator paper, a pair of glasses and a photograph.
On the other side of the shelf was a typewriter on which my grandfather, in the photograph, was tinkering to repair it.
Curiosity give start this research, for which the precise and illuminating distinction that Remo Bodei makes between “cosa” (thing) and “oggetto” (object) proved fundamental for the development of many useful reflections to grasp the essence of the chosen cultural artefact. “Cosa” (thing) derives from the latin “causa” and implies a situation in which we are involved and which we consider important enough to mobilise ourselves for it; “oggetto” (object), from the Latin “objectum”, is considered as an obstacle, something that is opposed to the subject and that does not lend itself easily to discovery except after having overcome a phase of doubt.
Having “the object” in front of us without any intermediation from personal knowledge may give an initial feeling of unease, which is mitigated by the curiosity that induces the study of its components and their functioning.
I wanted to experiment with its use by temporarily setting aside word processing devices in favour of an obsolete medium. This means wanting to immerse ourselves in an ancient but not distant time, to measure ourselves against a different rituality and to discover the sensations of a concrete, lived writing, which is composed under our gaze. Typing today implies an involvement that goes beyond the simple gesture. It evokes ancient practices that have a poetic quality, it exposes us to sensory experiences that deserve to be recounted.
The resolution of a series of exercises given to four members of different ages of my family gave rise to Esercizi di scrittura, which thus becomes a collection of visual experiments carried out with the typewriter.
Supervised by Luca Capuano