Vortici (2022)
Le opere di Chiara Solimene esprimono un flusso che di volta in volta diviene concezione di continuità formale di ogni diversificazione fenomenica. La grazia di questa autrice ci induce a riflettere sull’esistenza stessa quale scorrere di eventi, dapprima non pregni di un preciso e durevole significato che tuttavia, riuniti in uno sguardo d’insieme fondano un senso alla parabola della vita di un essere.
Ma non questa sia l’unica possibilità di interpretazione del suo rendere visibile la parola e rendere poetica l’immagine.
Diretta emanazione di un pensiero scientemente distaccato, il flusso verbale in lei diviene diacronico, un divenire osservante il caos a cui si conferisce un moto di rivoluzione, con il conseguente ritorno all’originaria evoluzione in un riflusso di progressiva acquisizione di coscienza. Così si scorge un’ulteriore lettura, la visione astratta del dato oggettivo, un efflusso naturale, inarrestabile, incontrollabile, imprevedibile, lo è la natura stessa, ed ecco l’umano sottratto al suo imperio, osservatore al cospetto di qualcosa che errerebbe a voler significare interpretando, ecco la visione amorale, essenziale, al di là del bene e del male.
E forse quest’ultima astensione dal giudizio, dalla crisi critica, è ciò che rende somigliante l’occhio umano ad un occhio divino, occhio acqueo che fluisce con il suo sguardo nel mare, tra le cose e le emozioni del mondo, annullandosi, divenendo ora mare, ora il mondo e tutte le cose che gli sono intorno.
Gianluca Murasecchi, Roma, giugno 2022